
E’ il momento peggiore per la vita del detective che spesso tra una angoscia irrisolta e l’altra si ritrova sovraccarico a meditare sul senso dell’ esistenza passeggiando silenziosamente come un filosofo nel cimitero di Pascigliano. Se da un lato é assolutamente palese che non vi é nessuna speranza netzchiana dopo la morte, dall’ alltro l’ossimoro materia/antimateria si mette in moto e irradia il suo paradossale anelito vitale: é proprio quel luogo infatti a ispirare le migliori deduzioni al detective che misteriosamente si sente accendere delle lampadine cosmiche ogni volta che si focalizza su un caso non ancora consegnato alla giustizia gestito in collaborazione con il capitano Minniti, capo della sezione dei carabinieri di Nocera Ombrosa. Quello che Carpa scopre passeggiando in quei luoghi é proprio l’assurda consapevolezza che ci può essere vita dopo la vita, anche se di una natura più trasognata e poetica, ma pur sempre a supporto di uno spiraglio di speranza verso un mondo occidentale al collasso, non solo per l’Umbria turistica massacrata dallo sciame sismico. Con a Pascigliano il sorge ancora e le tanti lapidi a simboleggiare migliaia di partite di scacchi, piene di errori ma anche di lampi accecanti, c’è anche la piena e matura consapevolezza da parte dell’ autore che il sisma-thriller che prima non c’era nelle letteratura adesso c’è. E niente sarà mai più come prima, parola di Mauro Carpa!
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