1

Premi letterari a Rieti con Montegrappa edizioni: il cap 06025 sale sul podio con lo strano caso del grifone di Giada

umbrianoir

Con il primo posto nel concorso ORA TOCCA A TE Mauro Carpa detective privato che vive in vocabolo Collemosso risolvendo con la consueta perizia lo strano caso del grifone di Giada si aggiudica il podio dopo la selezione dei finalisti. Siamo alle prese con un pasticciaccio in perfetto stile hard boiled che vuole ricordare con rispetto il falcone maltese di Hammett, almeno nel titolo, anche se il il falcone maltese diventa grifone di giada per evidenti richiami al territorio. Non parliamo certo del premio Bancarella ma comunque fa piacere verificare che il sottovalutato e sconosciuto Pareto aveva ancora una volta ragione quando forgiando le sue leggi 80-20, asseriva come in questo caso, che l’ottanta per cento degli sforzi creativi che fai in genere confluiscono nel venti per cento di risultati. In effetti moltiplicando le 40 partecipazioni ai concorsi in due anni, e applicando Pareto dovremmo rispettare il numero otto in riconoscimenti ufficiali che scaturisce dalla percentuale indicata seguendo la formula dall’ economista. Mauro Carpa prima non c’era, adesso dopo la terza segnalazione ufficiale è legittimato ad esistere e a respirare e se ne sentirà ancora parlare nel bene o nel male (la seconda che hai detto?) visto che è in contatto con la Gotham City per eccellenza in Italia. Ma veniamo al resoconto della giornata dove l’autore è rimasto favorevolmente impressionato dalla bellezza dei luoghi reatini, dall’ ospitalità delle persone e dalla loro genuina immediatezza. In concomitanza con la fiera dell’ editoria indipendente, che si chiuderà oggi 15 settembre, Montegrappa edizioni, sempre vulcanica di idee e contenuti nei concorsi che propone al pubblico, invitava i suoi finalisti in questa per me sconsacrata località (da intendersi come città inedita sconosciuta mai vista che per arrivarci in treno devi pure rischiare un attacco indiano a Stroncone prendendo la diligenza da Terni, scoprendo poi che Stroncone si chiama così per stroncare i passeggeri quando devono aspettare estenuanti coincidenze per ripartire), ricca di storie e di iniziative turistiche in grado di amplificare le risorse sul territorio. L’obiettivo di http://montegrappaedizioni.com/ è quello di valorizzare lettori e potenziali scrittori, aiutandoli ad affinare il loro potenziale e il pubblico ha risposto bene, visto che oltre a Colle di Nocera Umbra (aho ma che stai a parlà de Los Angeles?) erano presenti finalisti da varie regioni d’Italia, da nord a sud. La presentazioni delle opere finaliste si è svolta con la formula del caffè letterario con il microfono in mano e il sottoscritto privo di un corso di public speaking da sfoggiare nel cv non è si è trovato proprio a suo agio di fronte a una nutrita platea di curiosi nel dover rispondere a un genere letterario se vogliamo inedito e bistrattato, quello della letteratura condominiale, che è una invenzione salvifica che leggittima tutti gli autori a sentirsi i più grandi scrittori del loro tempo almeno nell’ area circoscritta nel proprio condominio, se non va di sfiga ovviamente e al piano di sopra c’è la Murgia. Comunque dopo aver driblato le insidie del concorso pennelli e parole e il successivo tocca a te dove alla fine mi è stato riconosciuto il gradino più alto del podio, assistevo con curiosità alla presentazione delle opere della concorrenza, lette anche a stralci dagli organizzatori, rimanendo impressionato dalla qualità dei partecipanti, della loro ricchezza interiore e dalla loro bravura e capacità nel saper materializzare forme tra le più svariate e bizzarre, un humus fertile che segna anche la perfetta riuscita della manifestazione di Montegrappa edizioni, che sa scavare nel sottosuolo con i suoi concorsi per riportare alla luce anfratti inesplorati. Poi come spesso accade nelle manifestazioni letterarie (ma non solo) dove si incontrano da tutta Italia perfetti sconosciuti pieni di (potenziale) talento ecco affiorare tra i partecipanti personaggi inediti che sanno coniugare musica e parole a livello professionistico: è il caso di JEB per esempio, che oltre ad avere una spiccata sensibilità nella composizione poetica ma non solo, si pone anche come cantante live, autore di musiche e melodie e incontri tematici, noti sono i suoi interventi radiofonici. In rete è un artista molto presente, vedere ad esempio https://musicadalvento.wordpress.com/, https://jebartemusica.wordpress.com/ o https://www.youtube.com/channel/UC3Yks8zN-F0cdKp441_XXSw o anche https://www.amazon.it/JEB-POESIE-VENTO-GIUSEPPE-LAVERMICOCCA-ebook/dp/B078KWDZJ3. Insomma poi quando si porta a casa pure un podio la giornata viene farcita da mille stimolazioni ambientali reatine con in più anche la ciliegina sulla torta (senza un occhio attento alle misurazioni e ai risultati da ottenere qualsiasi attività senza gratificazioni non è destinata a durare a lungo). Pertanto seppure infastidito da queste interviste (ah, ah colpa del segno zodiacale misantropo o delle influenze nefaste di località borderline presenti in prossimità della residenza del citato Carpa). A rendere tutto perfetto e funzionale non poteva mancare che una giornata stupenda condita dal re sole (non Luigi IV), quindi grazie a Montegrappaedizioni momentaneamente (e no devo ancora arrotondare la percentuale di Pareto!) e bravi tutti i laziali nel riuscire a coniugare queste belle iniziative dove cultura, turismo e qualità tutte vengono valorizzate a comporre un cocktail vincente. A si nello specifico devo ringraziare gli organizzatori anche per aver estrapolato dal mio testo sul concorso pennelli e parole solo la parte leggibile introduttiva che si capiva ed era legale, censurando il seguito alla Bukowski, altrimenti tutto il mio pedigree stilistico continuando a leggere la parte finale sarebbe stato sminuito (dalle stelle alle stalle nel giro di poche proposizioni tradotto, ndr). In giornate come questa non possono mancare divertenti aneddoti. Devo ringraziare anche quella partecipante che avvicinandosi a un certo punto con un libro della rassegna pennelli e parole pretendeva da me una firma come autografo sul racconto, ho dovuto spiegare alla signora che nella scrittura condominiale nessun autore è famoso e che quindi fra diversi anni non poteva certo rivendere quella firma su ebay per diventare miliardaria, ma la sventurata ha insistito per identificarmi come autore proprio di quel sacrilego racconto che non è certo al ivello del famoso cagnolino rise di John Fante. Al prossimo appuntamento con le divertenti e utili iniziative di http://montegrappaedizioni.com/. Buona lettura e scrittura a tutti!




Zenit e Nadir nella prosa circolare di Buzzati: quando gli estremi si toccano e diventano complementari

umbrianoirIl deserto dei tartari è uno dei capolavori del maestro Dino Buzzati, opera simbolica, racconta di un giovane militare virgulto assatanato di combattimenti e vittorie che si trova per tutta la vita in attesa di grandi scontri che non arriveranno mai, sino a passare dalla rassicurante figura materna degli inizi della sua carriera di ufficiale a quella della falciatrice a fine carriera. In questo arco di tempo che gli consuma tutta una vita il vero nemico agognato da sempre si manifesta all’ improvviso quasi a insaputa del protagonista (Giovanni Drogo) in una camera d’albergo che simmetricamente chiude nel romanzo l’incipit che nasce sempre in una camera, ma più rassicurante rispetto a quella vissuta alla fine. Stranamente si verifica in questo ricongiungimento nella volta celeste narrativa tra ideali zenith e nadir un miracolo di struttura circolare: all’ infelicità iniziale o se vogliamo inquietudine (che estrapoliamo dalla frase “si guardò allo specchio, ma senza trovare la letizia che aveva sperato“) si conquista alla fine un imprevedibile e sperato senso di serenità (“nel buio, benché nessuno lo veda, sorride“) a formare una sorta di complementarietà architettonica, che deforma la simmetria degli estremi e rimette il kasos iniziale al suo posto precostituito.

L’incipit del il deserto dei Tartari:

Nominato ufficiale, Giovanni Drogo partì una mattina di settembre dalla città per raggiungere la Fortezza Bastiani, sua prima destinazione. Si fece svegliare ch’era ancora notte e vestì per la prima volta la divisa di tenente. Come ebbe finito, al lume di una lampada a petrolio si guardò allo specchio, ma senza trovare la letizia che aveva sperato. Nella casa c’era un grande silenzio, si udivano solo piccoli rumori da una stanza vicina; sua mamma stava alzandosi per salutarlo. Era quello il giorno atteso da anni, il principio della sua vera vita. Pensava alle giornate squallide all’Accademia militare, si ricordò delle amare sere di studio quando sentiva fuori nelle vie passare la gente libera e presumibilmente felice; delle sveglie invernali nei cameroni gelati, dove ristagnava l’incubo delle punizioni. Ricordò la pena di contare i giorni ad uno ad uno, che sembrava non finissero mai.

Epilogo:

«La camera si è riempita di buio, solo con grande fatica si può distinguere il biancore del letto, e tutto il resto è nero. Fra poco dovrebbe levarsi la luna. Farà in tempo, Drogo, a vederla o dovrà andarsene prima? La porta della camera palpita con uno scricchiolio leggero. Forse è un soffio di vento, un semplice risucchio d’aria di queste inquiete notti di primavera. Forse è invece lei che è entrata, con passo silenzioso, e adesso sta avvicinandosi alla poltrona di Drogo. Facendosi forza, Giovanni raddrizza un po’ il busto, si assesta con una mano il colletto dell’uniforme, dà ancora uno sguardo fuori della finestra, una brevissima occhiata, per l’ultima sua porzione di stelle. Poi nel buio, benché nessuno lo veda, sorride.»